Un uomo di poche parole

Entriamo nella vita nudi e veniamo subito lavati con cura e appena dopo coperti… gli abiti sono un po’ la nostra “abitazione”, la nostra casa, la nostra zona di confort… ed, un po’, anche il nostro modo di rappresentarci nella società.

Quante volte ci siamo sentiti fuori luogo non avendo “azzeccato” l’abbigliamento per un incontro? Quante volte abbiamo provato imbarazzo per una smagliatura nei collant, un tacco che si rompe all’improvviso, una macchia di caffè o cibo sui vestiti?

Quando ho visto la copertina del libro “un uomo di poche parole”, di Carlo Greppi,  conosciuto al Memoriale dello Shoah:  me ne sono innamorata all’istante: con una semplicità disarmante, rappresenta immediatamente un campo di concentramento e 2 oggetti fondamentali per la sopravvivenza. Un buon paio di scarpe e una scodella per la zuppa.

Il libro parla di una storia vera, splendida, che fa riflettere e dà Speranza. E’ la storia di Lorenzo Perrone, un uomo ai margini della società, che salvò Primo (il famosissimo Primo Levi)…

Perchè? Perchè l’ha fatto, rischiando per 6 mesi la propria vita? Forse perchè riteneva eticamente corretto il farlo. Senza tornaconto, solo per generosità.

E mi insegna, che il bene può esistere anche nel male estremo. Che il bianco è presente anche nel “buco nero” di un campo di concentramento.