Un uomo di poche parole

Entriamo nella vita nudi e veniamo subito lavati con cura e appena dopo coperti… gli abiti sono un po’ la nostra “abitazione”, la nostra casa, la nostra zona di confort… ed, un po’, anche il nostro modo di rappresentarci nella società.

Quante volte ci siamo sentiti fuori luogo non avendo “azzeccato” l’abbigliamento per un incontro? Quante volte abbiamo provato imbarazzo per una smagliatura nei collant, un tacco che si rompe all’improvviso, una macchia di caffè o cibo sui vestiti?

Quando ho visto la copertina del libro “un uomo di poche parole”, di Carlo Greppi,  conosciuto al Memoriale dello Shoah:  me ne sono innamorata all’istante: con una semplicità disarmante, rappresenta immediatamente un campo di concentramento e 2 oggetti fondamentali per la sopravvivenza. Un buon paio di scarpe e una scodella per la zuppa.

Il libro parla di una storia vera, splendida, che fa riflettere e dà Speranza. E’ la storia di Lorenzo Perrone, un uomo ai margini della società, che salvò Primo (il famosissimo Primo Levi)…

Perchè? Perchè l’ha fatto, rischiando per 6 mesi la propria vita? Forse perchè riteneva eticamente corretto il farlo. Senza tornaconto, solo per generosità.

E mi insegna, che il bene può esistere anche nel male estremo. Che il bianco è presente anche nel “buco nero” di un campo di concentramento.

Non va sempre tutto bene e va bene così

No, non va sempre tutto bene e va bene così. E chi mi conosce, sa benissimo che in questo momento sto canticchiando il mitico Vasco Rossi 😊

Può sembrare una frase banale, ma proviamo a fermarci un attimo e, con calma, con moltissima calma, proviamo a pensare quali sono le esperienze che hanno “segnato” la nostra vita e da cui abbiamo “imparato” qualcosa, anche con grande fatica e sofferenza.

Può essere stato un lutto, una malattia, un licenziamento, un problema economico, possono essere pensieri legati ai figli, ai genitori, al nostro compagno/a di vita, ad un amico/a… oppure pensieri ed emozioni che riguardano “me”, come persona, come professionista, come mamma, come figlia, come compagna, come amica.

Yin e Yang sono due principi cosmologici opposti ma complementari che fanno parte della filosofia cinese antica. Il simbolo rappresenta due semicerchi che si intersecano: lo yin (che rappresenta il femminile, il freddo, la notte e l’ombra) e lo yang (che rappresenta il maschile, il caldo, il giorno e la luce).

Nella dialettica Yin e Yang, è normale che ci sia un’alternanza: del giorno e della notte, delle Stagioni, delle emozioni, del caldo e del freddo, della luce e dell’ombra, del sole e della luna.

Perchè?

Perchè niente esiste in assoluto, ma che ogni cosa è in relazione con qualcos’altro e che ogni cosa contiene entrambi gli elementi di yin e yang in diverse proporzioni. Ad esempio, il giorno contiene elementi di notte e il freddo contiene elementi di calore.

Questo universo è mosso da forze opposte che, opponendosi tra loro, fanno in modo che evolva e si trasformi. Il cerchio significa allora il movimento perpetuo del mondo.

"Non si può vedere la luce senza l'ombra, non si può percepire il silenzio senza il rumore, non si può raggiungere la saggezza senza la follia".

Carl Gustav Jung

 

Lei era tutta alti e bassi, prima fuoco e fiamme. Subito dopo fumo e cenere.
(John Green)

 

E la vita va avanti
Tra alti e bassi, tra inverni ed estati.
Tra gioie e dolori, tra vittorie e sconfitte.
Forse non sempre come vorremmo, ma la vita va avanti.
E l’importante è che non si fermi.
(Anonimo)

La vita è come un otto volante, ha i suoi alti e bassi, ma è una tua scelta se gridare o goderti il viaggio.
(Anonimo)

 

La vita è come il flusso delle maree.
Ci sono alti e bassi.
Quello che devi ricordare è che durante la bassa marea
trovi le conchiglie più belle.
(Anonimo)